ALVAR E LE SUE MOGLI
- romeo giammarini
- 4 gen 2024
- Tempo di lettura: 3 min

Si è aperta al MAXXI di Roma, curata da Space Caviar, una bella mostra “sugli” Aalto, non solo su Alvar ma sul trio composto, seppur in periodi diversi, dal maestro finlandese e le sue due mogli e collaboratrici, Aino ed Elissa, riconoscendo finalmente l’importanza dell’apporto di queste due figure al lavoro dello studio.
È solo da pochi anni che si comincia a riconoscere l’importante presenza delle donne in architettura e nel design. Una bella mostra di qualche anno fa, sempre al MAXXI, ci risarciva in parte di questa ingiusta sottovalutazione, e sono tante, da Lina Bo a Gae Aulenti e Cini Boeri per finire con Maria Giuseppina Grassi Cannizzo presente ora al museo con una installazione.
Ma oltre alle sottovalutate protagoniste dell’architettura che operarono in prima persona ci sono alcune donne ancora di più nascoste nel cono d’ombra dei loro uomini, e penso a Charlotte Perriand per Le Corbusier, a Ray Kaiser per Charles Eames fino a Franca Helg per Franco Albini e Benedetta Tagliabue per Erik Miralles.
Nel caso di Aalto le compagne di vita e di lavoro sono state addirittura due: la prima moglie Aino Marsio, che collabora alla ideazione dei primi fondamentali progetti per i quali vengono realizzati anche iconici elementi di arredo, fondando insieme l’Artek che consente loro di sperimentare tecniche di lavorazione del legno allora rivoluzionarie, e la seconda moglie Elissa che collaborerà col maestro finlandese dagli anni Cinquanta fino alla morte di Alvar e che successivamente condurrà da sola l’attività dello studio e della fondazione.
La mostra presenta undici progetti dello studio e i disegni originali a matita improvvisamente ci avvolgono nell’atmosfera di un’epoca molto diversa dall'attuale anche se non molto lontana e di cui la mia generazione ha vissuto la fine: quella dello schizzo su carta, delle righe e delle squadre e dei modelli di studio in cartoncino. L’attività di Aalto inizia negli anni del primo dopoguerra e si colloca nel secondo periodo del movimento moderno, un periodo di “rapido e turbolento cambiamento”, a cui il pensiero di Aalto dà un fondamentale contributo proponendo un nuovo funzionalismo, una filosofia progettuale in architettura e nel design centrata sulle esigenze dell’uomo,
“la vera architettura,” scrive Alvar Aalto, “esiste solo quando pone al centro l’essere umano”
Il suo è un approccio paziente, legato alla natura, ne rispetta i cicli senza prevaricazioni, abituato da generazioni ad un ambiente duro, ostile e meraviglioso, quello dell’estremo nord, che va assecondato per ottenere da esso i possibili vantaggi ed evitarne i pericoli,
“l’architettura ed i suoi particolari appartengono in qualche modo alla biologia…sono, per esempio, come il grande salmone o la trota… che non nascono adulti.
Come lo svilupparsi di un uovo di pesce in un organismo adulto richiede tempo abbiamo anche noi bisogno di tempo…l’architettura ha bisogno di questo tempo ancor più degli altri lavori creativi”
In questo estratto rimodulato di un articolo di Alvar Aalto c’è sintetizzata tutta l’essenza della sua architettura, tempo e natura: Il tempo che scorre lentamente come il cammino del sole alle latitudini dei paesi baltici e la natura dei laghi e dei boschi di quei paesi, con i suoi tempi che non conviene forzare.
La mostra si presenta con un interessante allestimento realizzato con mattoni posati a secco a sostituire le tradizionali bacheche, quasi ci si trovasse in un cantiere prima dell’erezione dei muri, un allestimento molto materico, apparentemente semplice ma in realtà molto raffinato che sottolinea il legame con la concretezza dei materiali naturali da parte dei progettisti.
Ai disegni e alle foto di archivio sono affiancati gli arredi e gli oggetti di design che rappresentano un settore non secondario dell’attività degli Aalto, consapevoli che il benessere ambientale si basa su una somma di piccole cose, una seduta comoda, un lavandino silenzioso, una luce piacevole, una finestra posizionata correttamente, per cui ci si rende conto che il progetto parte dagli arredi che vanno ripensati dedicati alle funzioni degli edifici a cui sono destinati, coniugando le forme con le funzioni e le forme con i materiali.
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